L’interpretazione è la vera intimità della comunicazione
Si pensa spesso che l’intimità nasca dal contatto fisico.
Dalla vicinanza.
Dal tatto.
Dallo svelamento del corpo.
Ma la forma più profonda di intimità è un’altra:
Capire davvero cosa l’altro sta dicendo.
Non le parole.
Il significato dietro.
Il sottotesto.
L’intenzione.
Questo è il punto in cui la comunicazione smette di essere rumore
e diventa incontro.
Quando qualcuno ti interpreta, ti vede
Essere interpretati significa essere riconosciuti.
Non:
-
giudicati
-
ridotti
-
catalogati
ma letti.
Come un libro che si apre da solo
nelle mani giuste.
Quando qualcuno capisce il tuo modo di dire le cose,
i tuoi silenzi,
le tue esitazioni,
le tue scelte di parole,
allora sei nudo,
ma non nel corpo —
nell’essenza.
Questa è intimità.
La pelle non è la parte più esposta
La pelle si può toccare facilmente.
L’interno no.
Per arrivare all’interno serve:
-
ascolto
-
attenzione
-
sensibilità
-
tempo
È più facile spogliarsi del corpo
che spogliarsi del senso.
L’interpretazione è una forma di desiderio
Per capire qualcuno, devi volerlo.
Non per possederlo.
Per raggiungerlo.
Significa:
-
entrare nel ritmo di un’altra mente
-
ascoltare come pensa
-
riconoscere le sue connessioni interne
È una danza lenta,
un approccio invisibile,
una mano che non si vede.
Lì nasce il vero eccesso:
non nel corpo,
ma nel significato condiviso.
Per questo molte relazioni sono vicine nel corpo, ma lontane nella mente
Si toccano, ma non si raggiungono.
Parlano, ma non si ascoltano.
Si guardano, ma non si leggono.
Intimità non è essere vicini.
Intimità è capirsi.
Il linguaggio è un atto erotico quando è sincero
Non perché è esplicito.
Ma perché è vulnerabile.
Quando dici:
-
cosa senti davvero,
-
senza travestimenti,
-
senza recite,
allora l’altro può toccarti,
senza un solo dito.
Lì succede la cosa rara:
Non essere compresi — ma essere interpretati.
Perché chi ti interpreta
non prende le tue parole:
prende te.
E tu lasci che succeda.
Autore:
Stefano Galloni